martedì 19 gennaio 2016

Prossima Fermata: Storie di vita quotidiana in Giappone ~ parte 2


Una raccolta di storie casuali, buffi aneddoti, fotografie per mostrare com'è la vita quotidiana in Giappone ~


 1. Ricordo ancora la prima volta che sono entrata in un supermercato giapponese e la sensazione di totale spaesamento di fronte alla miriade di scatole totalmente sconosciute, iper colorate, ricoperte di scritte e talvolta dal contenuto nemmeno così chiaro.
Pensate soprattutto di trovarvi di fronte a cibi che per la maggior parte non avete mai acquistato e di cui potete solo provare a immaginare il gusto. L'increscioso compito della spesa andava comunque svolto e così spesso, in vena di avventure estreme, provavo a comprare delle cose a caso al supermercato.
Alle volte mi andava bene, il che conduceva a grandi scoperte culinarie, altre mi andava davvero male e in quei casi ho rischiato più volte (inconsapevolmente) di autoavvelenarmi.
L'innocua zuppa di miso alle vongole che vedete in foto penso farebbe invidia al derattizante.
Eppure prometteva bene: mi piace la zuppa di miso, mi piacciono le vongole, suonava tutto perfetto e in armonia, e invece ... perché zuppa alle vongole hai voluto tradirmi in questa maniera? Ci sono rimasta male, sappilo zuppa alle vongole.
La seconda cosa più inquietante comprata al supermercato è senza dubbio il tortino al gusto cheesecake. Mettendogli le mani sopra per infilarlo nel cestino avevo pensato: "Questo mi ispira proprio, perché io AMO la cheesecake".
Povera, sciocca, ingenua, ragazza italiana...




... Dovete sapere che i giapponesi hanno un problema, quando tentano di creare qualcosa al gusto cheesecake quel qualcosa puntualmente non saprà affatto di cheesecake, no neanche lontanamente. Ma questo l'ho imparato al costo di tristi esperienze gustative, in cui pensando che il tortino fosse un errore, uno strano scherzo della natura, ho voluto diabolicamente perseverare più e più volte nell'acquisto di cose al gusto cheesecake per poi arrendermi di fronte all'evidenza che, no, per i giapponesi era quella l'equazione: cheesecake = formaggio e basta, e da lì non si scappava.
Provate a pensare di mangiare della fontina mista a grana padano con sopra una cucchiata di zucchero ed ecco che vi si figurerà cosa per i giapponesi significa gusto cheesecake.  



2. Queste invece le avevo comprate nel pieno delle mie facoltà mentali, il fatto è che dovevo sapere che gusto avevano o non ci avrei dormito la notte e dopotutto come dire di no a delle San Carlo rustiche ricoperte di cioccolato?
E il verdetto è che ..... niente, sanno solo di cioccolato.
Che delusione ... 
Nessun fantastico retrogusto oscenamente salato di patatine.
(probabilmente era sadismo nei confronti di me stessa sperare che fossero pure salate, ma un pochino davvero ci speravo)



3. Rimanendo in ambito cibo, anche se in questo caso non in tema di sfide all'ultimo boccone (ultimo perché poteva essere quello letale, visto le cose che ho assaggiato), voglio parlare dei due bicchieri nella foto qui accanto che mi riportano alla mente tanti ricordi dolci e di spensieratezza:
un pomeriggio alcune delle commesse di Starbucks decidono di lasciarci dei messaggini sui bicchieri con tanto di panda (il simbolo di Ueno) disegnato sopra.
Uno dei luoghi in cui amavo andare a studiare era proprio lo Starbucks dentro al Parco di Ueno.
Si potrebbe usare l'aggettivo magico per quello che non è altro che l'ennesimo negozio di una multinazionale americana?
Eppure è uno di quei luoghi che conservo con cura nel cuore. 
Ogni passo da casa allo Starbucks, su per la scalinata dell'uscita est della stazione di Nippori, infilandosi tra piccole casette e templi silenziosi, giù per il cimitero di Yanaka, fino a quando gli alberi del Parco giungevano ad accogliermi e infine dentro quella piccola baita di legno: il mio Starbucks dalle grandi vetrate e la loro vista su una Tokyo quieta e verde.
Arrivavo lì con il sole, una volta finite le lezioni. Uscivo giunta la sera, all'ora in cui decine di coppiette erano solite sedersi in silenzio a osservare la fontana del parco, tenendosi per mano.
Ho visto tramonti di fuoco da quelle finestre, ho impilato kanji su kanji, ho sentito la pelle rabbrividire una volta riemersa nel mondo esterno a contatto con l'aria frizzante e calda dell'estate giapponese, ho ascoltato le cicale cantare e le risate dei bambini.
E sì, sarà anche l'ennesimo Starbucks ma per me di certo non è uno Starbucks qualsiasi.




4. Due cose di cui sono rimasta sorpresa:
il fatto che dopo un pò che ero a Tokyo hanno cominciato a partirmi solamente pubblicità in giapponese su youtube, ovviamente ha senso che sia così, ma non me lo aspettavo comunque, e in realtà mi rendeva felice, mi faceva sentire come se stessi vivendo realmente in Giappone anche se effettivamente ci vivevo, ma così era come viverci ancora di più (la mia mente è complicata, non fateci caso).
La seconda cosa, e questa davvero è stata sorprendente, è che in molti camerini devi toglierti le scarpe prima di entrare a provare i vestiti.
Di questa usanza proprio non ne sapevo nulla, perché nessuno ne parla mai? Questi sono gli elementi IMPORTANTI sul Giappone che uno dovrebbe rendere noti al mondo.
Mica qual è il nome della capitale o quale sia l'attuale imperatore, tutte scemenze, ma le scarpe fuori dai camerini, quello sì.
E a proposito di posti improbabili in cui bisogna togliersi le scarpe: il dentista.
L'ho notato solo perché a Nippori pare esserci il raduno degli studi dentistici e un giorno passando davanti ad uno di questi, mi cade l'occhio sull'entratina piena di scarpe per terra.
La prima reazione è stata: ma che cavolo ...?
E poi: aaaaaah, tutto normale.   
Quale morale bisogna trarre da tutto ciò?
Al bando i calzini bucati in Giappone, perché non si sa mai quando vi capiterà di dovervi togliere le scarpe.



5. Una delle cose che amo del Giappone sono i cartelloni pubblicitari enormi, talvolta assurdi, talvolta divertenti e sugli argomenti più svariati che ricoprono lo Shibuya Crossing e le stazioni delle metro.
I giapponesi davvero non si fanno problemi, se c'è da pubblicizzare un profumo lo fanno, se si tratta di un film idem (e fin qui niente di strano), ma pari diritti di "apparizione pubblicitaria" vengono concessi anche a anime, manga, improbabili mascotte della qualsiasi cosa e qualunque altra assurdità vi possa venire in mente.
Il Giappone è il Paese delle pari opportunità pubblicitarie e questo mi causa profonda commozione.

Proprio per questa, più che giusta, uguaglianza di diritti, nella metro di Shibuya per un certo periodo sia sui muri interni che su quelli esterni ha campeggiato un enorme Rufy di One Piece che era la mia gioia. 
Una lacrimuccia di felicità ogni volta che ci passavo davanti, perché in Italia non capita mai di vedere muri ricoperti con personaggi di manga e anime, muri coloratissimi, pieni di scritte e che non possono non mettere il buonumore.

Per non parlare dei poster giganti dei B.A.P che decoravano allegramente mezzo lato dell'incrocio quando stava uscendo la versione giapponese di Excuse me.
Per non parlare-bis di quando il caro Taeyang dei Big Bang stava promuovendo il nuovo singolo e la gigantografia di lui mezzo nudo era appesa sull'altra metà di incrocio: TI VOGLIO BENE GIAPPONE e scommetto che per appendere Taeyang mezzo nudo tu ne vuoi a me, per la prossima volta attendo fiduciosa TOP, grazie.

Capite ora perché dobbiamo lottare per la pari opportunità pubblicitaria anche in Italia ?? 
Che si firmino petizioni, che si organizzino marce, alla mano fiaccole e forconi.
Anche noi italiche fanciulle abbiamo bisogno di un Teyang di 15 metri, mezzo nudo, nella nostra vita di tutti i giorni. 
Credo farebbe la differenza.




6. Discorsi con un neolaureato giapponese che ti fanno seriamente riflettere sui quesiti della vita:
"Quindi adesso lavori in banca? E cosa hai studiato?"
"Filosofia"
"Filosofia?" (ho sentito davvero bene?)
"Sì, in realtà inizialmente studiavo economia, ma più andavo avanti nello studio più mi rendevo conto di quanto l'economia avesse a che fare con la politica, così sono passato a studiare politica, man mano che studiavo politica ho realizzato quanto avesse a che fare con la filosofia e alla fine mi sono laureato in filosofia"
"E adesso lavori in banca?" (lo richiedo giusto perché magari mi sta prendendo in giro e non devo sentirmi un'italiana miserrima che a 22 anni va all'università e basta)
"Sì, al mio capo è piaciuto il mio modo di ragionare e mi ha assunto"
...
 Ed ecco quello che pensavo realmente mentre il caro Sohei raccontava la magica storia della sua assunzione:
In Italia col cavolo che dopo aver fatto filosofia ti assumono in banca *inserire disperazione* 
In Italia non troverò mai lavoro  *disperazione al quadrato*
A 23 anni in banca poi ? *risata isterica* 





7. L'italiano random persiste e colpisce ancora:
Trattoria di Pesce Pappare Italia, notare anche il logo a tema, con un pesce che sembra quello inquietante di Alla ricerca di Nemo, e che pare stia per mangiare o emettere (lascio a voi l'interpretazione) delle P volanti.
Credo di aver riso di più solo la volta di: "Oh per un tiro di vendemmiai"
(per capire di cosa sto parlando andate al fondo di questo post, in cui mostro le frasi scritte sulla vetrina di una vineria "italiana", non ve ne pentirete   frasi assurde in italiano).
Comunque sempre per rimanere in tema di povero cibo italiano maltrattato non può che venirmi in mente la meravigliosa, inimitabile (e meno male), inimmaginabile (e facciamo che resti inimmagginata al di fuori del Giappone) pizza alla cipolla rossa, arance e limone.
Forse è un tentativo di liberarsi (definitivamente) di clienti poco graditi offrendo loro cotanto meraviglioso esemplare di pizza?
Penso che se non avessi fatto una foto, pur sapendo di aver visto una simile oscenità, stenterei a crederci pure io ... non so, gli agrumi faranno tanto Italia? Cosa abbia portato alla scelta di un abbinamento di sapori del genere resterà per sempre un arcano mistero.



Spostandoci verso pietanze meno letali, e sicuramente più kawaii: che ne dite della pizza con la mozzarella-panda che vendono ad Ueno??
Non ho avuto modo di assaggiarla ma dalla foto non sembra niente male e poi è risaputo non si dice di no al panda.







8. Mentre sono in Giappone vedo per la prima volta il drama "My Boss My hero" dietro consiglio di Ale e dopo la visione siamo così fomentate e prese male che decidiamo di andare a cercare al supermercato del budino al mango solo per metterci a mangiarlo sedute come fa sempre il protagonista del drama e fare conseguente foto idiota. 

Per comprendere meglio perché siamo sedute in questa posizione assurda guardate la famosa  scena del budino al mango 1 e scena del budino al mango 2 

E se non lo avete ancora visto, dovete assolutamente guardare questo stupendo drama giapponese, perché è qualcosa di meraviglioso ed epico e io ridevo come una scema tutto il tempo. 
Tuttora rimane uno dei miei drama giapponesi preferiti. 
Ah, e comunque se ve lo state chiedendo i giapponesi fanno dei gran budini, quindi il mango purin (come lo chiamano) non era di semplice figura per la foto, no, lo abbiamo pappato e prontamente approvato. Se vi capita dovete davvero assaggiarlo, altro che i nostri budini pronti del bancofrigo. 




9. Lasciate che vi presenti una delle meraviglie del mondo, uno dei piatti più buoni che la mente umana abbia mai creato: il Katsudon, ovvero riso con sopra cotoletta di maiale e frittata (a Torino lo potete assaggiare qui)
e il suo degno compare di bontà: il Karee Udon, udon immerso in delizioso curry giapponese.
Potrebbe mai esistere qualcosa di più buono? No davvero.

Il Katsudon è un piatto della cucina popolare e viene cucinato in parecchi ristoranti, solitamente mi capitava di trovarlo casualmente e avvertire l'improvviso dovere morale di mangiare Katsudon (no, chi voglio prendere in giro, è buono e basta). Lo trovavo davvero ovunque, tranne nei casi in cui lo cercavo appositamente, in quei casi il posto più vicino che lo aveva in menù stava probabilmente più o meno su Plutone.
Per il Karee Udon avevamo invece un unico e solo fedele fornitore, l'Hanamaru di Takadanobaba, e una settimana senza Hanamaru, lasciatemelo dire, era davvero una settimana sprecata, visto che è risaputo che gli udon sono vita e senza non si campa.
Fortuna voleva che essendoci innamorate della bella Takadanobaba eravamo tra le sue strade un giorno sì e l'altro pure, quindi non correvamo rischi di astinenza da udon neanche per sbaglio.




10. Per il modico prezzo di 15 euro le vostre tette potranno diventare dei riproduttori di onomatopee e
fare BOOM e BOMB anche loro proprio come illustrato nella foto qui accanto.
Ebbene sì, in Giappone vendono creme in teoria miracolose che dovrebbero aiutare i nostri petti sforniti a "esplodere" proprio come indicato dalle onomatopee precedentemente citate.
Preciso che non le ho trovate in qualche losco posto ma in bella vista nel reparto cosmetici del Donki, così una se ha bisogno di un mascara nuovo passa e per 15 euro si rifà anche le tette.  




11. I giapponesi sono tranquilli, i giapponesi sono silenziosi ... sì, tranne la domenica mattina tra le 7 e le 9: cose come trapanare a tutto spiano, smontare casa e rimontarla, ma soprattutto camioncini dei negozi dell'usato che con instancabile insistenza mandano il messaggio pubblicitario a un volume che neanche una discoteca.
Credo di essere giunta sull'orlo di compiere un omicidio a un certo punto (perché ambasciator non porta pena ma il tizio che guidava quel coso andava eliminato): stupido camioncino dell'usato, i divani pulciosi da rivendere valli a cercare da qualche altra parte, non sotto le finestre di casa mia.
Giuro che sembrava di averlo in camera con l'altoparlante puntato dritto nel mio orecchio e l'esasperazione a cui il volume assordante mi portava, considerando che il mio caro corpo abituato al fuso italiano di dormire non ne voleva già sapere di suo, era qualcosa che a parole non può essere davvero descritto.
In compenso tuttora saprei recitarvi a memoria l'elenco della roba usata che il dannato camioncino cercava.
Direi che ci ho guadagnato vero? 




12. Accade mentre facciamo beatamente shopping da Forever21, dalla strada sentiamo provenire un rumore di musica tradizionale e tamburi.
Così, perché di farmi i fatti i miei come il resto dei clienti non se ne parla, mi infilo tra gli stand attaccati alla vetrata del secondo piano del negozio e questo è quello che mi si presenta davanti:
hanno deciso di fare una processione in stile matsuri nel bel mezzo di Shibuya con tanto di palanchino e danzatori in abiti da festa.
E' la magia del Giappone, che consente alla tradizione di infilarsi anche nei suoi luoghi più moderni. Permette ai suoni e ai colori di feste dal sapore antico di invadere gli spazi tipicamente occupati da musica pop e grandi catene di negozi e lo permette in una maniera così incurante da non lasciare dubbi sul fatto che il Giappone non abbia un unico volto, ma che ne abbia mille, visi meravigliosi, totalmente differenti e capaci di coesistere in armonia. 




13.  L'affollarsi dei salarymen sulle banchine della stazione di Ueno, la marea indistinta di pantaloni neri, camicie bianche e valigette rigide in attesa della Yamanote è una scena talmente ordinaria da risultare ai miei occhi di una bellezza dolorosa. Perché del Giappone apprezzo la tremenda meraviglia, l'aria dimessa, gli eccessi, ma anche la semplice vita quotidiana.
Ed il grande esercito di uomini e donne in procinto di andare a lavoro non è altro che uno degli scenari più caratteristici e quotidiani dell'immensa e complessa capitale giapponese.




Spero che questo insieme di racconti di vita quotidiana vi sia piaciuto *:. o(≧ ▽ ≦)o .:*
Fatemi sapere cosa ne pensate e se qualcosa vi ha colpito particolarmente.


Potete leggere la PRIMA PARTE qui → Storie di vita quotidiana in Giappone ~ parte 1


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Ci vediamo alla Prossima Fermata gente  ⊂(。・ω・。)⊃ !!! 

6 commenti:

  1. Voglio sapere cosa cercava il camioncino Dell usato :-D

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  2. Tante cose (troppe) XD ma era troppo molesto, povera me ahah

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  3. Bellissimo post! E me lo stavo pure perdendo O_o
    Ho riso e mi sono emozionata perché ho rivissuto parte delle mie esperienze in Giappone. Tutti quei colori e non capire se siano commestibili.... XD il katsudon ma anche le catene di donburi come Yoshinoya... slurp! I gadget improbabili ma alcune volte utilissimi! I konbini mi hanno folgorata.... entrare lì dentro per me era come andare a fare colazione da Tiffany per la Hepburn.... e poi quelle immagini che davvero non ti aspetti. ... grazie! ^3^

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    1. Ciao Cara Hachi :D grazie mille per esserti fermata a leggere questo post!!
      Queste post era un pò un viaggio nella memoria (e ne seguiranno altri su questo genere) e sono davvero contenta che tu abbia potuto in parte compiere questo viaggio tra i ricordi insieme a me :*

      Credo che i supermercati giapponesi siano davvero affascinanti, i loro pacchi e scatolame tendono a essere molto più colorati e questo mi metteva un senso di allegria ogni volta che entravo nel supermercato vicino casa, poi come non innamorarsi del reparto con tutti i bento pronti *^*??
      Anche io adoro Yoshinoya, quello vicino allo Shibuya Crossing era una tappa immancabile, per non parlare dei konbini quanto è divertente entrare e curiosare tra i mille prodotti e snack ??
      Il fascino del Giappone sta nella sua varietà, nel suo riuscire sempre a sorprenderti

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  4. Parliamo di Katsudon...la fettina di maiale è intera o già tagliata? (Io con le bacchette riesco a prendere -quasi sempre- ma tagliare....

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    1. Ciao Aldabra :) la fettina è già tagliata a striscioline fortunatamente, già che non hanno coltelli almeno si sono ingegnati per fare in modo che ogni piatto (o quasi) non abbia bisogno di essere tagliato ma venga preparato precedentemente dal cuoco per essere "a bocconi". Trovo anche io difficoltà a tagliare, ma una mia amica mi ha insegnato un metodo tutto suo in cui si usano entrambe le bacchette tagliando come se si facesse una X ahah ... metodi alternativi per arrangiarsi nei momenti di bisogno

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