Tsukiji è il mercato del pesce più grande del mondo, ogni giorno vi passano
circa 2000 tonnellate di pescato per darvi un'idea, si trova in una
delle zone più centrali di Tokyo, a due passi da Ginza,quartiere da cui infatti arriviamo noi.
Anche
se dal 2016 verrà spostato a Toyosu (isola artificiale
vicino ad Odaiba). Spostamento che personalmente mi causa un filo di
tristezza, perché mi pare che così il centro di Tokyo perda uno dei
suoi angoli più curiosi, affascinanti e vitali, ma i giapponesi
immagino avranno le loro ragioni.
Dopo
aver fatto rifornimento di acqua, succhi e merendine al コンビニ/ konbini (perché la notte è lunga e i viveri-porcata più che necessari)
proseguiamo dritto e ancora dritto lungo la strada del Kabukiza,
finché non arriviamo ad un grande incrocio, l'edificio davanti a noi
è sormontato da un enorme tonno felice: posso supporre che siamo
sulla strada giusta.
(io e Ale che cantiamo vittoria prima del tempo, guardate come
sorridiamo fiduciose di essere arrivate a destinazione)
Attraversiamo
la strada e ci addentriamo nelle viuzze di Tsukiji, in giro non c'è
anima viva, qualche sparuto cuoco o cameriere che all'una di notte
cerca di attirarci nel suo ristorante (qua i ristoranti di sushi sono
molto spesso aperti a qualsiasi ora del giorno e della notte, vi
venisse mai una voglia improvvisa di mangiare sushi alle 3 di notte?
Ecco, prendete e andate a Tsukiji).
Sta
di fatto che gira e rigira l'ufficio in cui effettuare la
registrazione per l'asta dei tonni:
l'Osakana
Fukyu Center (l'ufficio informazioni del venerabile pesce,
O indica l'onorifico e SAKANA, che significa pesce, uno degli
alimenti principali della dieta giapponese, merita appunto
onore/rispetto), noi non lo troviamo ed incominciamo ad andare per
tentativi, prima o poi arriveremo no?
Decidiamo di tornare sulla strada da cui siamo arrivate e di
costeggiare il mercato proseguendo ancora dritte, ispezioniamo le
strade laterali. Alla fine, seguendo il sospetto andirivieni di camion
all'1.30 di notte, giungiamo ad un cancello, di fianco il tanto
agognato ufficio del venerabile pesce (per
risparmiarvi ricerche senza fine: dalla via del kabukiza
semplicemente andate dritti finché non vedete cancello e ufficio,
non entrate dentro Tsukiji perché altrimenti finite come noi, per
quanto avventuroso possa essere).
Gli omini nel gabbiotto ci vedono e ridono. E'
prestissimo, il foglietto (scritto in inglese, perché per quanto
possa sembrare una visita da fuori testa, i turisti che arrivano sono
davvero tanti. Non a caso c'è un limite di 120 persone al giorno,
dopotutto il mercato così come l'asta sono luoghi di lavoro) ci
annuncia che le prenotazioni saranno aperte tra le 3 e le 3.30
e che se si vuole un posto si deve stare in coda. La cosa bella di
essere qui a questo orario assurdo è che siamo le prime della fila:
il potereeeeee (tralasciamo il fatto che dobbiamo aspettare 2 ore
prima di segnarci e altre due prima dell'asta).
In ogni caso cerchiamo di ammazzare il tempo, c'è chi
viene torturato dalle zanzere (che in massa hanno deciso di
colonizzare l'unico cespuglio presente nell'intero complesso), chi ha
seriamente sonno, chi vorrebbe darsi fuoco ai piedi perché fanno
male dato che è tutto il giorno che camminiamo, cose così insomma,
roba tranquilla. Finché non arriva altra gente per la coda ci
accasciamo sul muretto lì di fianco, più si fa tarda notte più le
persone che arrivano per lavorare aumentano, ci guardano e
probabilmente si chiedono che ci facciano lì 5 occidentali senza
scarpe coi piedi penzoloni giù dal muretto alle 2 di notte.
(dato che siamo arrivate per prime ci
autosoprannominiamo le boss del mercato, ormai abbiamo fatto
amicizia con gli omini del gabbiotto, che avvicinatasi l'ora della
registrazione escono per un pò di sano stretching, il video verso la
fine va degenerando, da dietro di me provengono voci da un altro
mondo "questo è il mercatooo del pesceee" .
Capiteci, è dalle 9 di mattina che siamo in giro, ci siamo sparate
tre quartieri in un giorno, sono le 3 di notte e sono due ore che
aspettiamo davanti all'ufficio, a posto non lo siamo più)
Ci
fanno firmare, ci danno una pettorina d'alta moda e una mappa
del mercato e poi ci buttano tutti e 120 dentro sto stanzone, sedie
manco a parlarne. Ore 3.30 sembriamo dei profughi per niente fashion,
tutti seduti per terra e con delle facce che gli zombie sono più
carini probabilmente.
Però,
sì, perché c'è un però in tutto ciò. Ho la mappa con il numero 1
segnato sopra, è uno dei momenti più gloriosi della mia vita, sono
veramente la boss del mercato, ora posso continuare a fare la profuga
gettata a terra con una pace interiore del tutto nuova.
Alla
fine mi trovo un angolino contro il muro e mi addormento per circa
un'ora, mi sveglia alle 5.20 uno degli omini che apre la porta a cui
sono per metà appoggiata, è quello che ci ha registrate, ci
riconosce e mi fa in giapponese "Ce l'avete fatta?". Ovvio
omino dell'ufficio del venerabile pesce, avevi dubbi?
(i
120 scriteriati in fashion pettorina giallo fluo, Isa è defunta
sopra il suo zaino, mentre dietro di noi c'è chi dorme e chi cerca
di ingannare il tempo armeggiando al cellulare o leggendo)
(boss del marcato con le mappe 1,2,3,4,5. Isa fa la ribelle e
non mostra la sua mappa)
Sono
gli omini del venerabile pesce che prendono i primi 60 del gruppo e
ci portano al primo turno. Hanno il compito di farci arrivare tutti
interi dallo stanzone dei profughi fino al luogo dell'asta.
Il
mercato essendo infatti un luogo di lavoro è piuttosto trafficato,
se non si sta attenti si rischia di essere investiti da muletti,
camion e chi più ne ha più ne metta. Allo stesso tempo, chi cammina
e visita non deve far perdere tempo ai lavoratori. Così sono gli
omini a imporci il ritmo della camminata: fermi,avanti,
fermi,attenti. Siamo pallini giallo fluo che si muovono tra strade
umide, scatoloni e il sole che si alza pigro in cielo.
(un manovratore di muletto e la sua bandana, indumento must, insieme
all'asciugamanino annodato, del vero lavoratore giapponese. Comunque
se vi mancasse uno scatolone ora sapete dove venirlo a cercare)
(il nostro fido amico omino ci conduce all'asta)
Entriamo
in fila indiana in un edificio, ci fanno allineare lungo un corridoio
delimitato da corde, da lì non ci dobbiamo muovere. L'aria dentro è
fredda, pungente, io mi infilo il golfino ma chi è qui per lavorare
indossa incurante pantaloncini al ginocchio e talvolta ha anche le
maniche corte.
I
tonni sono divisi in file precise e in zone a seconda dalla
grandezza: sono piccoli, medi o grandi e i compratori ci girano
attorno, tengono in mano pile e piccoli arpioni, strumenti
indispensabili per esaminare la merce. La coda del tonno è già
mozzata in modo da far intravedere la carne e facilitare il
controllo, loro si chinano puntano la luce contro la carne scoperta,
la osservano, non parlano, toccano la consistenza, annusano.
Ognuno
porta un cappellino, incollato sopra un badge di riconoscimento in
plastica. Sono i kanji dei loro ristoranti o delle loro pescherie. La
qualità del sushi parte dalla base, chi è cuoco sceglie per se
personalmente il pesce migliore.
(trovo questo signore particolarmente pittoresco, mi incuriosisce. Ha
il tipico e tradizionale asciugamanino legato in testa, ma poi
indossa una T-shirt di MTv e un orecchino brilla sull'orecchio
destro)
(così viene svolto il lavoro prima che l'asta parta, i compratori
esaminino, gli addetti dell'asta girano controllando che sia tutto in
regola)
A un
certo punto suona una campana, la gente smette di girare, il
banditore sale su uno scalino armato di cartellina e incomincia a
urlare in giapponese. E' l'asta che ha inizio.
E'
qualcosa di assurdo eppure affascinante, buffo addirittura, perché
non capendo cosa il banditore stia urlando mi concentro sul suo modo
di parlare, sull'inflessione bizzarra che dà alla voce.
Urla,
ma velocissimo, una litania di parole uguali, una dietro l'altra
quasi attaccate, forse è gergo tecnico, forse un vocabolario
codificato tipico dell'asta, solo lui fa casino, urla senza prendere
fiato suoni per me senza senso, ma che i compratori capiscono
benissimo. Lui ripete, ripete, a un certo punto cambia suono e ancora
ripete e ripete. Chi compra quasi non si muove, sta in piedi,
totalmente zitto e alza veloce le dita , il banditore capisce
l'offerta fatta e segna. A un certo punto sembrano tornare a farsi
gli affari loro, ricominciano a guardare i tonni mentre il banditore
continua la sua cantilena ipnotica.
Quando
il tonno è venduto chi lo ha comprato va e con un carboncino nero o
un lungo pennello intinto di vernice rossa scrive sulle scaglie
d'argento i propri kanji: questo tonno è mio ora dicono quei
tratti abbozzati velocamente.
(il tonno comprato, pagato e marchiato viene poi arpionato e portato
via)
Mezzora
e l'asta è finita, il primo turno dura dalle 5.30 alle 6, ora tocca
agli altri 60 prendere il nostro posto per la seconda asta, mentre
noi veniamo accompagnati fuori dal solito omino.
E'
stata un'esperienza straordinaria, stancante, bizzarra, ma mi ha dato
la possibilità di osservare il prendere vita di un mondo, quello del
mercato ittico, che non conoscevo affatto e che qui in Giappone ha
una lunghissima tradizione. Ho visto lavoratori giapponesi nella loro
quotidianità e assistito a un'asta dall'impronta antica, che mostra
quanta dedizione per il pesce ci sia nella cultura giapponese
(l'unico rammarico è aver dovuto restituire la fashion pettorina che
con la mia tuta dai disegni simmetrici blu e bianchi era proprio la
morte sua).
Sono
le 6 da poco passate, all'inner market (quello dei soli
venditori di pesce) non si può accedere fino alle 9 quindi dobbiamo
aspettare, mentre per l'outer market (quello dei banchi del
mercato vari e dei ristoranti) possiamo già girare liberamente. Così
ci addentriamo per le stesse stradine percorse la notte prima,
stavolta popolate, prima di decidere dove fermarci per la colazione.
Per
concludere in maniera corretta la parabola di questa visita e onorare
fino in fondo l' osakana (お魚)
ciò che ci vuole è del sushi fresco, qua a Tsukiji non a
caso si trovano alcuni tra i più buoni ristoranti di sushi di Tokyo.
(chi poco prima ha comprato il tonno è già all'opera. Assistiamo al
taglio del tonno, il signore procede lento, si vede che segue una
tecnica ben precisa, fasi di un'arte di cui noto la cura. Sorridono e
parlottano tra loro, mentre un gruppetto di turisti si è fermato
davanti al negozio per foto e video)
(anche in un altro negozio non troppo lontano si taglia il tonno
appena comprato)
(un negozio enorme interamente in legno e con tanti soppalchi su cui
sono stipati ciotole, piatti, coppette, brocche, bicchieri. Tsukiji è
luogo in cui fare rifornimento di stoviglie per il proprio
ristorante)
(un cuoco fa stretching davanti al suo ristorante prima di incominciare a
lavorare)
Scegliamo
per la colazione Sushi Zanmai, una giusta via di mezzo tra la
qualità (molto elevata a parer mio) e il prezzo (ho speso in totale
1600 yen/15 euro .ca). Sono le 6.30 ma c'è già molta gente che
mangia, tanti giapponesi e un altro gruppo di turisti occidentali.
Ci
sediamo al banco tutte e cinque, ed è sicuramente la soluzione più
divertente, ordinare è molto semplice: ogni 2/3 persone c'è un
sushiman, si chiede direttamente a lui ciò che si vuole mangiare,
lui prende nota di ciò che si ordina e prepara sul momento il tutto,
proprio davanti ai tuoi occhi, posizionando i vari pezzi sulla
tavoletta che ogni cliente ha di fronte.
Io e
ale siamo sedute in fondo al bancone, il nostro uomo del sushi è il
tenerissimo Tanakasan.
Avrà
forse 35 anni, gli occhi a mandorla allungati che sorridono, si
entusiasma a sentire che parliamo giapponese e chiacchiera con noi
mentre ci prepara il set di tonno che abbiamo ordinato.
(Tanakasan che cucina ignaro del fatto che io e Ale siamo appena
diventate le sue due più grandi fans... un uomo che cucina un sushi
così buono va amato e basta)
(la mia colazione:
-a
sinistra set di tonno, consiste in vari tipi di tagli e preparazioni
di tonno, tra cui il pregiatoおとろ/otoro
ovvero la parte più grassa e buona del tonno, così morbida che ti
si scioglie in bocca, e no, non è la pubblicità riomare, ma la
magia di Tanakasan e del tonno preso al mercato a due passi da qui
-a
destra 3 pezzi ordinati singolarmente un taglio di tonno che nel set
non c'era, nigiri al salmone e un
altro nigiri con otoro )
Tanakasan
non si scompone quando lo immortalo, anzi ride e alza la mano facendo
la V, gli occhi affusolati che vanno all'insù come il suo sorriso.
Ci prepara gli ultimi pezzi di sushi e sparisce con nostra grande
delusione. Sbuca poi alle spalle mie e di Ale, il cappellino e il
grembiule bianchi sono stati sostituiti da vestiti causal. Ha finito
il turno, ci spiega, e ora sta andando a casa, ma prima voleva
salutarci. Rimaniamo pronfondamente commosse dal gesto del nostro
nuovo idolo, lo ringraziamo per il sushi buonissimo preparato con le
sue sante manine e usciamo di lì felici, sfamate e ripetendo tutto
il tempo: "Quando torniamo a fare colazione da Tanakasan?".
Ormai il nostro amore per lui e il suo sushi va verso l'infinito e
oltre.
Manca ancora un pò prima dell'apertura dell'inner
market così esploriamo il resto dell'outer market tranquillamente e
con la flemma che l'aver dormito un'ora scarsa ci consente. Si rivela
un luogo estramemente interessante, le stradine si accavallano, piene
di persone, ci sono banchi sulla strada, negozi piccolini incastrati
negli edifici: è la vita di una Tokyo che si sveglia e incomincia la
sua routine giornaliera.
(diversi tipi di legumi,creali e semi)
(qua vendono bacchette e molti altri oggetti utili
per i ristoranti)
(pesce fresco pronto per essere venduto)
(un commerciante con grande cura prepara scatole di
tranci di salmone)
(un piccolo café sotto una lunga tettoia, è
gestito da due vecchietti giapponesi che macinano i chicchi sul
momento e poi preparano la bevanda)
Passeggiamo finché non troviamo l'ufficio turistico, lì
Isa muore su una panca usando lo zaino come cuscino, io e Ale
scegliamo con grande attenzione il tavolino più traballante
dell'intero ufficio e pensiamo bene di sederci. Quel coso traballa
come se gli mancasse direttamente una gamba, così prendiamo
l'iniziativa e lo aggiustiamo: arraffiamo un paio di volantini
turistici, li peghiamo e li infiliano sotto la gamba burlona, poi
crolliamo, le teste appoggiate sul tavolo, io da una parte,Ale
dall'altra (sono quasi 24h che siamo sveglie). Dormiamo per un'ora,
fino a quando Bea e Cristina ci svegliano di ritorno dal loro giro di
souvenirs: nessuno ci ha disturbate, nessuno ha osato nemmeno pensare
di sfiorare le nostre borse (anche questo è il Giappone).
L'Inner Market è un altro luogo affascinante,
sembra montato pezzetto per pezzeto, incastrato come i lego, ora
metto un tavolo di legno, ora una trave, ora un soppalco e pian piano
prende forma. Come molti posti in Giappone è confusionario, stretto,
si striscia tra una persona e l'altra, tra i tanti lavoratori e
commercianti per passare tra i banchi.Ed è a più piani, scale,
scalette che portano a depositi di scatoloni, che spuntano un pò
ovunque in disordine.
Sono le 9.30, la notte e la mattina sono state scandite
dagli orari di apertura al pubblico, ma adesso è tempo di tornare a
casa, nessun orario, solo quel confortevole angolo di stanza chiamato
letto.
Percorriamo il perimetro esterno dell'outer market, le
teste protette dalla lunga tettoia che lo circonda, sotto di essa si
riparano tanti piccoli ristoranti dall'aspetto invitante che offrono
al passante i piatti più svariati, uno di quelli che va per la
maggior è il chirashi (base di riso
bianco con sopra sashimi, noi lo abbiamo assaggiato ad Asakusa). Poi riattraversiamo
l'incrocio del grande tonno felice e infine ci infiliamo in metro
direzione Nippori.
(l'incrocio
del grande tonno felice e
Matsujun con la sua birretta Kirin, perché lui è ovunque, OVUNQUE,
sappiatelo. Ma forse è un bene :^) no? )
Se
il post su Tsukiji vi è piaciuto correte sulla pagina facebook di Prossima Fermata e mi piacciatela,
riceverete subito in omaggio l'originale action figure di Tanakasan
(che premi!!! ... ?)
Ci vediamo alla Prossima Fermata
Nessun commento:
Posta un commento