martedì 18 febbraio 2014

Prossima fermata: Lisbona, parte 1 - tutto il centro storico e traversata del Tago

5 GIORNI A LISBONA

     (Rossio vista dall'Elevador de Santa Justa)

Lisbona è una città tranquilla e caotica allo stesso tempo.
Tranquilla perché la gente per strada non è mai tanta, non si ha la sensazione (vuoi il periodo o la fortuna) di rischiare di essere inghiottiti da un'orda di turisti da un momento all'altro, è una città che si fa ammirare con calma, lei non ha fretta.
Caotica perché in questa sua calma è alquanto confusionaria. E' costruita su sette colli, un ghirigoro di viuzze abbarbicate e se la si osserva dall'alto le case alle volte sembrano mangiarsi l'un l'altra.
Il mezzo pubblico con cui ci si sposta nel centro è principalmente il tram, sono gialli, allegri e dentro hanno spesso ancora la struttura in legno; sono il mezzo di trasporto ideale perché in grado di percorrere le viuzze sali e scendi che caratterizzano Lisbona facendo mirabili rasette a case ed automobili - per la cronaca, se la macchine avessero delle ventose le parchegerrebbero pure sui muri, essendone sfornite si limitano a lasciarle sui marciapiedi e ai lati delle strettissime stradine sopracitate, ti sembra stando a bordo di non poter far altro che finirci contro, ma il tramviere portoghese (razza sadica) all'ultimo secondo ti piazza una rasetta da medaglia d'oro e tiri un sospiro di sollievo. E' una città che ha fascino, carattere, una storia da raccontare, e adesso la visiteremo assieme.

   (sardine sui tram gialli: benvenuti a Lisbona)

L'aeroporto è ben collegato e, cosa da non sottovalutare (ma che soprattutto mi ha instillato un amore subitaneo per i portoghesi appena messo piede nella loro patria), il biglietto dell'aerobus per il centro città pagato solo 3,50 può essere usato il giorno seguente per viaggiare GRATUITAMENTE su tutti i mezzi della Carris- la compagnia di trasporti di Lisbona- compreso l'Elevador de Santa Justa, MUST per un turista, il cui biglietto da solo costa 5 euro.
L'aerobus ci lascia in Praça de D. Pedro IV, conosciuta anche come Piazza del Rossio o semplicemente Rossio (che è quella che si vede nella prima foto). Se devo essere sincera ho difficoltà a trovare la metro, è buio e ho appena fatto un viaggio di due ore e mezza, così io e la mia amica ci scarrozziamo la valigia su e giù per la piazza un paio di volte prima di scovarla.
Proseguendo sulla via della sincerità pure fare i biglietti non è stata una passeggiata. Ma una volta capito il meccanismo il problema non sussite più.
Funziona così: si fa una tessera ( noi abbiamo fatto la viva viagem ) che si paga una volta sola ed è ricaricabile man mano con il tipo di biglietto che si vuole, ad esempio: una corsa singola, un'andata e ritorno, un viaggi illimitati per un giorno ecc, quest'ultimo in particolare è conveniente ( 5,80 quando sono andata io) se si prevede di fare su e giù per la città utilizzando i mezzi di trasporto.
L'hotel è l'Almirante, un 3 stelle, camere carine e pulite, personale gentile e disponibile (vi forniscono informazioni e una mappa della città), colazione abbondante promossa a pieni voti: i panini che non mi mangiavo alle 8.30 del mattino. Probabilmente leggendo in giro le recensioni dell'hotel vedrete che alcuni considerano la zona non particolarmente bella, effettivamente si trova in una via popolata solo da negozi arabi e cinesi dall'aria un pizzico trasandata, ma noi andiamo e veniamo senza subire fastidi di alcun tipo, tanto più che la metro è talmente vicina all'hotel che il pezzo da fare a piedi “indifesi” è ridicolmente breve. L'hotel ha dunque il bonus metro a due passi e se proprio si vuole cercare il pelo nell'uovo: non ci sono ristoranti nelle vicinanze, mangiate in centro anche a cena e siete a posto.
Approfittando di sua Santità il biglietto dell'aerobus decidiamo di visiatare il giorno seguente 3 dei quartieri di Lisbona: Alfama, Baixa e Belem, percorrendo a piedi la strada dall'hotel fino a Praça da Figueira (usciti dall'hotel sempre dritto, non potete sbagliarvi neanche volendo).
Alfama è il quartiere più antico della città. Ci si arriva facendo un'impegnativa camminata in salita oppure prendendo un tram che parte da Praça da Figueira e arriva quasi al Castelo de São Jorge.
L'attrazione principale qui è proprio il Castelo (4 euro biglietto studenti), da cui in più punti è possibile osservare la città dall'alto. 

  (il Castelo de São Jorge visto dall'Elevador de Santa Justa)

La strada a ritroso la facciamo a piedi e ci imbattiamo nella Feira da Ladra il mercatino delle pulci che si svolge ogni martedì e sabato nei pressi del Convento di São Vicente de Fora, non è niente di speciale (come invece potrebbe indurre a pensare un nome tanto altisonante), però troviamo un piccolo bar e ci fermiamo per pranzo.
Sono dell'idea che i piatti tipici DEBBANO essere sempre assaggiati (il viaggio non è completo altrimenti) e cosa c'è di tipico in Portogallo? Il baccalà, e più precisamente il Bacalhau à Brás. Dunque baccalà sia.
Quello di questo baretto nascosto si rivelerà il miglior bacalhau à brás della vacanza, porzione abbondante e tutto cucinato sul momento. Perciò fateci un salto, è esattamente di fronte al convento.


La tappa successiva è l' Elevador de Santa Justa (ed ecco che il biglietto dell'aerobus fa la sua ricomparsa) ascensore in funzione dal 1901 che dal quartiere di Baixa porta ai quartieri di Chiado e Bairro Alto. L'ultimo piano dell'ascensore offre una vista panoramica della città a dir poco stupenda e si accede ad una passerella che costeggia il Convento do Carmo, la chiesa semidistrutta durante il terribile terremoto che colpì la città nel 1755.



                     (Convento do Carmo visto dal Rossio) 

Ritorniamo giù e proseguiamo l'esplorazioe del quartiere di Baixa fino ad arrivare a Praça do Comércio


Piazza che da un lato si collega alla Rua Augusta dall'altro si affaccia direttamente sull'oceano 

    (conquisterò il mondo)

Da Praça do Comércio prendiamo l'autubus ( biglietto dell'aerobus vieni a me) che ci porta fino al quartiere di Belem. La strada per arrivarci a piedi è davvero davvero lunga, ve lo sconsiglio, anche perché il quartiere già di per se offre una più che abbondante possibilità di scarpinare. Tre sono i monumenti da vedere: la Torre de Belém (10 euro) , il Monastero dos Jerónimos e il Monumento agli esploratori portoghesi. 

     (Torre di Belem)

                     (Stefyzilla VS modellino della torre di Belem) 


    (Monastero dos Jerónimos)


Il quartiere è inoltre patria di una squisitezza e -oh guarda- è giusto l'ora di merenda: i pastéis de nata, altrimenti chiamati Pastéis de Belém.


    (Pasticceria Pastéis de Belém dal 1837)

    (N.B: faccia da ho camminato troppo ma ora sto mangiando e so' felice come una pasqua)

Ci sediamo nei giardini di fronte alla pasticceria per un po' di meritato riposo e poi riprendiamo il bus per il centro, girovagando nella parte dell'Alfama verso Praça do Comércio, addentrandoci per le viuzze senza una meta precisa fino all'ora di cena. A proposito dei ristoranti, pane & company vengono fatti pagare a parte anche se ve li mettono sul tavolo, perciò se non li volete semplicemente metteteli da un lato e non toccateli.

                      (Girovagando per l'Alfama: la cattedrale di Lisbona)

(Girovagando per l'Alfama: il fado è la musica tipica portoghese, ad un costo -fuori dal nostro budget- si può assistere ad uno spettacolo mentre si mangia)

Il terzo giorno trascorriamo la mattina a visitare i quartieri rimanenti, girovaghiamo per il Chiado e il Bairro Alto, anche qui ritroviamo le consuete stradine tortuose, con l'entrata in scena delle tipiche case con i muri in maioliche


                     (sì, quella sulla sinistra è una bici appesa al muro)


Procediamo e in Rua Garret incrociamo lo storico caffè A Brasileira, il caffè aperto nel 1905 era meta di intellettuali tra cui Fernando Pessoa 



(ah non ve l'avevo detto che io e Pessoa siamo amici di lunga data? Qui sopra in una delle nostre tipiche uscite sorseggiamo un caffettino)

Ci dedichiamo allo shopping prima di ripartire, direzione: Oceanario di Lisbona (11,70 euro biglietto studenti), l'acquario più grande d'Europa. Visitatelo, è semplicemente favoloso, l'acquario di Genova in confronto vi sembrerà la boccia dei pesci in salotto. L'Oceanario si trova nel quartiere più moderno della città, dovete prendere la metro per arrivarci e farvi un bel pezzetto a piedi, ma ripeto: ne vale la pena. Tutto in questo quartiere è l'esatto opposto del centro storico, colori neutri, forme all'avanguardia, spazzi aperti, il signore incontrastato è l'ordine. L'effetto ottenuto è di grande impatto.
All'interno dell'Oceanario sono stati ricreati vari ambienti con la rispettiva fauna marina, ciò che ho trovato particolarmente bello è che spesso a separare gli animali dal visitatore c'è solo una balaustra trasparente non molto alta, che evita quel triste effetto inscatolato. 

(la lontra mangia gamberetti, li pioggia sulla pancia e uno a uno li prende con le zampine e se li porta alla bocca : posso portarmela a casa ? *^* )

Una volta uscite è ormai pomeriggio inoltrato, fuori dall'Oceanario c'è un bar della Algida e mi lascio tentare da un Magnum alle mandorle. Un fascinoso ragazzo portoghese sta al banco, giusto per non farmi mancare nulla tento di dire Magnum alle mandorle in portoghese (senza aver mai studiato mezza cosa di portoghese ovviamente), la parola amêndoas mi esce così male che scoppia a ridermi in faccia di gusto (vuoi un pugno? Non mi importa di rovinare quel tuo bel faccino) poi mi sorride e tenta di insegnarmi la pronuncia giusta (ok, forse ti perdono) ripeto diligente e mi sorride ancora ( ooook, smettila di abbagliarmi, ti perdono, ti perodono).
Torniamo in centro e da lì fino a Belem, dove si trova l'imbarco dei traghetti per la traversata del Tago, nella speranza di riuscire a fare in tempo per entrare al Cristo-Rei (costruito a imitazione di quello ben più famoso di Rio de Janeiro).
Per prendere il traghetto serve un altro tipo di viva viagem anche questa ricaricabile, la carichiamo con un biglietto andata e ritorno e ci imbarchiamo.
Arrivate dall'altra parte l'autista (arabo) del pullman che porta fin sotto al monumento, che non parla una parola di inglese, si ostina a parlarci in portoghese e disperato tenta in fine con il francese (insomma un potpourri di lingue) con un “est fermé” liquida le nostre speranze, ma il sole che cala sul fiume è qualcosa di unico quindi ci sta bene così.

    (luci e ombre sul Tago, con il Ponte Vasco da Gama in lontananza )









 





 

Nessun commento:

Posta un commento