Torino è una città
uggiosa talvolta, mette il broncio con l'aria della gran dama
dispettosa. Eppure sa come mostrare il suo fascino, si agghinda la
bella Torino, senza appunto mai venir meno al suo ruolo di Signora.
Mi capita di frequente di
pensare a quante possibilità potrebbe offrire al visitatore, a chi
per la prima volta si affaccia in Piazza Castello in una giornata di
sole, a chi per la prima volta scorge i portici, bianchi, che colonna
dopo colonna si incamminano lungo via Po e si aprono ad abracciare
Piazza Vittorio.
Sabato ha il broncio, la
mia città, pioveva, ma per gli intrepidi, come una mamma premurosa,
nasconde nidi caldi. Angoli segreti, in quella geometria romana
perfetta di strade trafficate e vie tranquille.
Bakeries e torterie, mi
sembrano fiori colorati in giornate così, messi della primavera
imminente, dove l'odore non è quello di peteli appena schiusi, ma di
cannella e zucchero a velo, tè speziato e dolce.
Numerosi sono i posti dove
ci si può rifugiare in cerca di prelibatezze (e approfondirò
l'argomento in un post futuro), ma oggi vorrei parlarvi di Sweet
Lab in via Principe Amedeo
(Galeotto
fu il menù
e chi lo scrisse; quel giorno più non vi leggemmo avante)
Imbattermi
in questa deliziosa bakery è stato frutto del caso, spezzato il
solito percorso Università-fermata dell'autobus è accaduto, un
venerdì pomeriggio, l'infatuazione tra me e questo negozio.
L'insegna
bianca e rosa a righe, mi ricorda una lollipop fragola e panna,
tant'è che mi piazzo di fronte al menù appeso fuori, leggo parole,
parole che provengone da quel caldo, sorridente angolino di Torino e
arrivano dritte al mio cuore: pancakes, cupcakes, french toasts,
torte.
Sabato
pomeriggio in mezzo alla pioggia mi ripresento, con un'amica (Bea,
che armata di eguale amore per posti simili, si lascia trascinare
dall'entusasta sottoscritta più che volentieri) e stavolta entro,
pronta per l'incontro amoroso.
Adoro la carta da parati a fiorellini, già sono ubriaca
d'amore, e le file di cupcakes, l'arredamento, apro il menù e adoro
anche quello, e ancora non ho assaggiato niente.
(la causa del mio sdilinquimento)
Alla fine, e se andrete potrete comprendere il perchè,
optiamo per un tagliare di dolci in cui è incluso il tè, così da
assaggiare il maggior numero possibile di delizie zuccherine.
La cameriera gentile ci porta una fetta di carrot cake,
una di cheese cake, una di mud cake, un muffin al limone, un capcake
yoghurt e fragola e uno al tiramisù, il tutto accompagnato da panna
e crema fresche. Scegliamo il tè degli amanti: un tè nero al
fiordaliso che ha lo zucchero dentro a forma di cuoricini (e con
questo colpo di classe mi avete stesa).
(la teiera, adoro la teiera, amo la teiera, potrei
comporre un'ode su questa teiera)
Una bakery, quando così ben arredata e così british
style, con quella miscela di casetta delle bambole e porcellane da
servizio di altri tempi, ha centrato il punto. Non solo oviamente in
una torteria mi aspetto di mangiare buoni dolci, ma mi aspetto
atmosfera, un pizzico di magia e patina antica, mi aspetto carattere.
Sono luoghi di riposo, di chiacchiere e confidenze tra una
cucchiaiata e l'altra, in quella condivisione di uno spazio ristretto
dove ognuno, senza disturbare l'altro, trascorre il proprio tempo
regalandosi un ricordo speciale.
(ecco l'arma del delitto: il tagliere)
Io
e Beatrice concludiamo il pomeriggio andando alla presentazione di un
libro, Tokyo
orizzontale.
La bella Torino ha anche questa volto, città di
cultura, la sua dopotutto è una lunga e illustre storia a cui non
rinuncia ancora oggi.
Alle
17 perciò, alla Mondadori di via Digione, c'è un folto gruppo di
persone. Accapparrandomi una sedia in prima fila, ascolto l'autrice,
Laura Imai Messina.
E ho modo in quelle tre ore di capire quanto sia per me
d'ispirazione.
Laura ha un blog
e una pagina su facebook
in cui parla della sua vita in Giappone, e mostra un
Paese che è meraviglioso nella sua diversità, mille sono le
sfumature, mille i modi di stupirsi in questo incontro.
Nel libro scrive questo di Tokyo :
“Se
New York è una mela, allora Tokyo è un melograno. Perchè snocciola
chicci d'un rosso succoso a ogni cambio della metro. Perchè
raggruppata attorno alle stazioni c'è la Tokyo attiva ed eccittata.
Allontanandosi dalle strade principali, invece, si ricomincia a
respirare la Tokyo sonnacchiosa, quella che sa che la sopravvivenza
sta nell'equilibrio”.
Voglio vedere con i miei occhi questo melograno, ogni chicco rosso che potrò cogliere e custodire. Vivere il Giappone, scoprire così sia per me il Giappone, quello reale, quello che da così lontano mi sono impeganta per comprendere oncia ad oncia sempre un poco di più.
Per me, che voglio intraprendere una carriera simile a qulla di Laura, è importante apprendere da chi ha già visto e vissuto; nutrendo poi la speranza di vedere un giorno pubblicato ciò che scrivo, sapere che lei ce l'ha fatta mettendoci costanza, passione, ma soprattutto impegno, mi riempie di determinazione.
E' sereno anche con la pioggia questo pomeriggio torinese, mentre arriva la sera, e la sensazione che mi rimane è dolce.
(il libro comprato alla presentazione autografato con
dedica)
Laura ha un modo di scrivere che personalmente trovo molto poetico. Ciò che mi ha affascinata in particolare di questo libro è il fatto che oltre a narrare le vicende dei quattro personaggi principali, siano raccontate anche le vite delle persone comuni. Quelle incrociate per strada, sedute di fianco a noi sull'autobus o in coda dietro di noi alla posta. Milioni di vite, che come fili a Tokyo si ingarbugliano, si annodano, si sfiorano, si scorrono accanto (come il più delle volte accade) ignorandosi.
Ed è così che mi è apparso, tra le righe di un libro, il ritratto della grande Tokyo: la sensazione della moltitudine, fisica più che mai, in cui perdersi, ritrovarsi. Di come a Tokyo si possa essere uno pur essendo circondati da mille. E' la fame della grande città, che inghiotte persone, disperdendole, ma che a volte le restituisce anche più consapevoli.
Ci vediamo alla prossima fermata, un bacio
Stefania.
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