giovedì 17 Luglio
Ci incontriamo con Myriam a
Takadanobaba , zona universitaria (a Takadanobaba si trova infatti la
Waseda, una delle top università di Tokyo) e per questo molto
economica sopratutto per quanto riguarda i ristoranti (mangiamo un
piatto di gyoza buonissimi spendendo solo 210 yen).
Questa sera abbiamo in serbo qualcosa
di speciale: Myriam ci vuole portare in un pub irlandese, non lontano
dalla stazione, dove gli universitari giapponesi sono soliti andare,
il giovedì è una sorta di giorno di riposo ci spiega lei.
Partiamo dalla premessa che i
giapponesi brilli sono per lo più uno spasso perché si sbottonano
un pò e tendono a tirare fuori un lato idiota che solitamente non
hanno e che fino ad ora abbiamo avuto poche occasioni per entrare in
conttatto con gente della nostra età, siamo più che ben disposte
nei confronti della serata.
Inoltre io e Ale abbiamo organizzato
una piccola festa a sorpresa per Isa, quale luogo migliore di un pub
per fare caciara?
Il pub, in vero stile Irish, è gremito
di persone, ci sediamo e mentre Myri e Isa sono al bancone ad
ordinare io e Ale sgattaioliamo dalla cameriera per chiedere se
possono portare loro la torta.
Due tizi ci intercettano venite a
bere con noi ?, ah belli qua c'è
una festa da mandare avanti e
finalmente munite di drink (per me
analcolico perché lo so, sono una persona triste) e dopo aver
schivato altri due giapponesi abbordatori (hanno una vera e propria
passione per le occidentali, perciò ragazze italiane amanti del
Giappone venite senza timore che ce n'è da vendere) ci risediamo al
tavolo e sventiamo il tentativo di Isa di andare al bagno accampando
scuse senza senso, fino a quando la musica si ferma, le luci si
spengono e parte tanti auguri in giapponese.
Isa si guarda intorno cercando di
capire di chi sia il compleanno finché non le arriva la torta
davanti, tutti i giapponesi del pub giù a cantare (che carini anche
se non vi conosciamo) e a brindare.
(tutte insieme e la tortina di Isa,
compleanno in Giappone a sorpresa)
Stiamo scucchiando il dolce quando un
ragazzo giapponese ci si para davanti e ci dice "Ragazzee parlo
italiano, evvivaaa .... con teeeeee partiròòòòòòòò"
cantando, è già mezzo brillo, ma è così che conosciamo Yuji (Jiji
ci dice di chiamarlo) studente della Waseda che è stato per un anno
in Italia e che ci invita al suo tavolo.
Sarà che ci ha parlato italiano, sarà
che straparla, sarà che fa scassare accettiamo e ci sediamo insieme
a lui e ai suoi amici: il silenziosissimo Shoya e l'affabile Shun.
La serata passa velocemente ed è più
il tempo che passiamo a ridere che a fare altro, Jiji per le troppe
birre continua a confondere i nostri nomi mentre Myriam manco riesce
a pronunciarlo. Jiji ha fatto quello che in giapponese si chiama: なんぱする- nanpa suru, (che da allora è diventato per noi: siamo state nanpa surate) ovvero abbordate, ci spiega Shun.
(sulla sinistra Shun e sulla destra
Yuji, Shoya si è eclissato presto e più l'abbiamo rivisto)
Ed ecco a voi la classifica dei momenti
più epici della serata :
1: i ragazzi del tavolo vicino, di cui
un finto coreano (sembrava un peruviano con un taglio a scodella...
altro che idols coreani, TOP dove sei? ) si fa portavoce, venendo al
nostro tavolo e mettendosi a litigare con Jiji per il fatto che,
secondo il peru-coreano, Jiji non poteva tenerci tutte e quattro, che
era un'ingiustizia e doveva lasciarci andare al tavolo del coreano
tarocco perché loro erano bravi ragazzi (ma anche no). Jiji conclude
la discussione con un fuck ( che credo sia la parola che ha
ripetuto di più durante la serata).
2: Jiji decide che dobbiamo giocare
alla Yamanote Sen (un gioco giapponese dove si sceglie un argomento,
ad esempio i nomi delle persone nel tavolo o gli stati, a turno se ne
dice uno ma non si deve mai ripetere lo stesso nome) crea poi un mix
di avanzi di cocktails e birra, da bere come punizione nel caso si
sbagli. Io quella roba potenzialmente mortale non ho intenzione di
berla, ma alla fine Jiji è così ubriaco che continua a sbagliare i
nostri nomi ed è costretto a berlo tutto lui l'intruglio mortifero.
3: nel mezzo della Yamanote Sen un
ragazzo si aggiunge a noi per giocare, Jiji gli chiede come si chiama, quello titubante dopo un bel pò
riesce a ricordarsi il suo nome: Nao. Alla richiesta di Jiji di
sapere con quali kanji si scriva il povero Nao rimane imbabolato
neanche Jiji gli avesse proposto una sfilza di equazioni e niente,
non ce la fa. Nao dice a Jiji l'hiragana e Jiji che, se non sta messo
come Nao, è sulla buona strada gli risponde raffinatamente "I
didn't ask you the hiragana, I asked you the kanji, it's fucking
easier", ma comunque Nao i suoi kanji non se li ricorda e noi
mai li sapremo.
E' stata una serata divertentissima e
ho avuto la possibilità di conoscere due ragazzi davvero
meravigliosi (dico a voi Jiji e Shun: grazie).
Perciò se volete conoscere giapponesi
entrate in un pub e armatevi di birra (o di un -chiamiamolo- cocktail
per i i finti bevaroli come me) e arriverete al loro cuore.
sabato 19 Luglio
Dopo esserci
scambiati i contatti di Line (qui Whatsapp questo sconosciuto)
sentiamo sia Yuji che Shun per organizzare una serata all'insegna di
un'altra attività tipicamente giapponese: il karaoke.
Decidiamo così di
trascorrere il pomeriggio a Ikebukuro passeggiando tra i negozi,
prima dell'appuntamento.
(un samurai che
se la gaggia e un mega pupazzone)
(adorabili
gelati, come sempre in Giappone l'occhio vuole la sua parte)
(ma se volessi
qualcosa color rosa dite che lo trovo?)
Facciamo anche un
salto all'animate
(cosplayers
davanti all'animate)
(un
interessante ascensore che l'altra volta mi era sfuggito)
(prima o poi
cederò al lato oscuro e comprerò uno di sti cosi inutili ma
bellissimi da appendere ai bicchieri, Free o Kuroko no basuke questo
è il problema)
Nel giro di
ricognizione mi approprio di cose di vitale importanza (no giuro sul
serio) attingendo alla regola di unire l'utile al dilettevole
(un nuovo
portapenne di Totoro dato che il mio stava andando a scatafascio,
portabacchette e bacchette di Totoro e un bicchiere di Oji Pan dato
che in casa ne ero sprovvista)
Poi siccome
minaccia tempesta ci rinchiudiamo dentro una sala giochi e io Ale ci
lanciamo in una serie di partite a Taiko no Tatsujin tentando il
livello medio (la prossima volta l'expert)
(prima o poi
diventeremo master di questo gioco)
Scopriamo anche
che qui dentro si possono fare le purikura in cosplay, ovviamente non
possiamo farci sfuggire questa strabiliante giapponesata, scegliamo
dei costumi, ci vestiamo e ci infiliamo in una macchinetta, poi a
pastrocchiare sulle foto con il touch screen per aggiungere scritte e
disegnini
(sparaflashate, con gli occhi enormi e in cosplay, purikura riuscito perfettamente)
Uscite fuori piove
ancora (ovviamente non ho l'ombrello), ma dobbiamo andare a
incontrare Shun e Jiji in stazione, così ci incamminiamo
(aspettando
alle strisce pedonali assisto ad una scena tenerissima: lei con
l'ombrello, lui sconosciuto senza ombrello di fianco a lei, lei gli
offre riparo e lui pare non credere alla cosa, per un attimo la
guarda gli occhi che gli brillano poi si infila sotto l'ombrello di
quella sconosciuta; quando il verde scatta si sorridono, ormai
camminano vicini e parlano. E' stata una cosa così bella che li ho
rincorsi per far loro una foto. Forza voi due sconosciuti, faccio il
tifo per voi)
(mentre
aspettiamo alla stazione di Ikebukuro entriamo in questo negozio di
oggettistica kawaii, dove vorrei comprare tutte le cose per fare il
té)
All'incontro si
presenta solo Shun, Jiji è stato bloccato ad una festa da un senpai
(e qui, ci dice dopo Shun, quando un senpai comanda non si può fare
altrimenti). Ci infiliamo in un ristorante scelto da Shun e mangiamo
un ramen che dire buono è dire poco, prima di andare al karaoke.
Andare in giro con
un giapponese semplifica un sacco le cose, entriamo al karaoke ed è
Shun a prendere accordi facendo filare tutto liscio, alla fine
paghiamo 700 yen per 2 ore.
Dopo un inizio
fallimentare tentando di cantare Fantastic Baby dei Big Bang (non
avevamo pensato che ovviamente il testo era in coreano, in più senza
base cantata sotto. Cosa che era ovvia in realtà), io e Ale ci
buttiamo sui One Ok Rock, e va molto meglio dato che la maggior parte
del testo che scorre è in inglese o in hiragana (o al massimo
qualche sparuto kanji accompagnato da furigana)
(notare l'improbabile testo in katakana sopra l'inglese: ooru ui chian dou izu apaato araundo asu ... ok seriamente fa un sacco ridere)
(Shun approva
la nostra stupefacente interpretazione, vedete abbiamo anche le mani
chiuse a pugno tanto ci stiamo mettendo passione)
Cantare si rivela
divertentissimo e io e Ale ci lanciamo anche in canzoni mai sentite
cercando lo stesso di seguire il testo.
(foto di
gruppo in una pausa tra una canzone e l'altra)
(Shun sceglie
una canzone giapponese che non conosciamo, così veloce che l'unica
cosa che riusciamo a leggere- e quindi a cantare- è la fine della
frase come potete notare. In realtà ci stiamo facendo grosse risate
dal tanto che siamo schiappe, mentre Shun è un portento del canto... beato lui)
(a Shun le
canzoni lente non piacciono, ma almeno questa è in inglese)
Non mi lascio
sfuggire una canzone e il risultato è che esco di lì senza voce, ma
contentissima, lo rifarei mille volte (voce permettendo).
Lasciato il
karaoke facciamo una puntatina in un irish pub lì davanti e Shun,
non si sa come, riesce a convincerci che la pizza giapponese è
buonissima e che dobbiamo assolutamente assaggiarla.
(pizza
giapponese in un pub irlandese-ooook- mangiabilissima - shun per sta volta sei salvo- ma microscopica, meno male che l'abbiamo presa full size)
(chiediamo
alle nostre vicine di tavolo appassionate di ciclismo- la tele è
sintonizzata sul tour de france ed è la sera in cui ha vinto
l'italiano- di farci una foto tutti assieme)
Shun decide che è
il momento di iniziare a studiare l'italiano così raccatta da non so
dove fogli e penne e ci assume come insegnanti
(Ale spiega a
Shun la declinazione dei verbi)
(studiare con
la birra è perfetto cit. Shun, sul foglio che tengo in mano ho
scritto la pronuncia delle lettere in italiano)
Siamo qui che ce
la contiamo e ce la ridiamo quando Shun a mezzanotte e quaranta ci
chiede dove dobbiamo andare per tornare a casa, a Nippori rispondiamo
beatamente ignare. Prende il telefono e armeggia, dopo un pò con
aria imperturbabile lo gira e ci dice: avete perso l'ultimo treno, il
prossimo è alle 4.25 : eh? No, cioè, eh????
(sì abbiamo
perso l'ultimo treno, sì dobbiamo aspettare tre ore e passa, sì
siamo dementi a non aver controllato)
Verso le 2.30 ci
cacciano dal pub che deve chiudere, e Shun con quel suo spirito da
vero giapponese decide di non abbandonarci perché è sua
responsabilità (ma quando mai) prendersi cura di noi (comunque grazie, è stato un gesto veramente carino). Così ci
accampiamo davanti ad un negozio, seduti sul marciapiedi di un
Ikebukuro pressoché deserto.
(eccole le più
furbe)
Giochiamo a
obbligo o verità (senza obbligo, quindi solo verità a dirla tutta)
per quasi tutto il tempo, tempestando Shun di domande imbarazzanti
(perché diciamocelo, quante altre volte ricapiterà di poter
torchiare un raro esemplare di maschio giapponese) finché la JR non
riapre e possiamo finalmente tornare a casa.
Prima di salire sulla metro concordiamo con Shun che addirittura
possiamo salutarlo con un bacio sulla guancia, poi entriamo appropriandoci del nostro (meritato) cantuccio.
(poco sconvolte, in realtà è che volevamo provare l'ebrezza di prendere la prima metro del mattino, certo...)
Sarà il karaoke, sarà non so che, ma questo tuo post mi ricorda tanto "lost in translation"
RispondiEliminaancora complimenti per il blog! E' bellissimo
E' stata una serata davvero particolare e divertentissima, spero di aver trasmesso tutto il mio entusiasmo e passione per questo Paese, dove anche solo cantare ti porta ad essere più vicino ai tuoi amici, a capire un po' lo spirito dei giapponesi
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