lunedì 28 luglio 2014

Prossima Fermata: Giovedì universitario a Takadanobaba e Karaoke

giovedì 17 Luglio

Ci incontriamo con Myriam a Takadanobaba , zona universitaria (a Takadanobaba si trova infatti la Waseda, una delle top università di Tokyo) e per questo molto economica sopratutto per quanto riguarda i ristoranti (mangiamo un piatto di gyoza buonissimi spendendo solo 210 yen).
Questa sera abbiamo in serbo qualcosa di speciale: Myriam ci vuole portare in un pub irlandese, non lontano dalla stazione, dove gli universitari giapponesi sono soliti andare, il giovedì è una sorta di giorno di riposo ci spiega lei.
Partiamo dalla premessa che i giapponesi brilli sono per lo più uno spasso perché si sbottonano un pò e tendono a tirare fuori un lato idiota che solitamente non hanno e che fino ad ora abbiamo avuto poche occasioni per entrare in conttatto con gente della nostra età, siamo più che ben disposte nei confronti della serata.
Inoltre io e Ale abbiamo organizzato una piccola festa a sorpresa per Isa, quale luogo migliore di un pub per fare caciara?
Il pub, in vero stile Irish, è gremito di persone, ci sediamo e mentre Myri e Isa sono al bancone ad ordinare io e Ale sgattaioliamo dalla cameriera per chiedere se possono portare loro la torta.
Due tizi ci intercettano venite a bere con noi ?, ah belli qua c'è una festa da mandare avanti e
finalmente munite di drink (per me analcolico perché lo so, sono una persona triste) e dopo aver schivato altri due giapponesi abbordatori (hanno una vera e propria passione per le occidentali, perciò ragazze italiane amanti del Giappone venite senza timore che ce n'è da vendere) ci risediamo al tavolo e sventiamo il tentativo di Isa di andare al bagno accampando scuse senza senso, fino a quando la musica si ferma, le luci si spengono e parte tanti auguri in giapponese.

Isa si guarda intorno cercando di capire di chi sia il compleanno finché non le arriva la torta davanti, tutti i giapponesi del pub giù a cantare (che carini anche se non vi conosciamo) e a brindare.  

    (tutte insieme e la tortina di Isa, compleanno in Giappone a sorpresa)


Stiamo scucchiando il dolce quando un ragazzo giapponese ci si para davanti e ci dice "Ragazzee parlo italiano, evvivaaa .... con teeeeee partiròòòòòòòò" cantando, è già mezzo brillo, ma è così che conosciamo Yuji (Jiji ci dice di chiamarlo) studente della Waseda che è stato per un anno in Italia e che ci invita al suo tavolo.
Sarà che ci ha parlato italiano, sarà che straparla, sarà che fa scassare accettiamo e ci sediamo insieme a lui e ai suoi amici: il silenziosissimo Shoya e l'affabile Shun.
La serata passa velocemente ed è più il tempo che passiamo a ridere che a fare altro, Jiji per le troppe birre continua a confondere i nostri nomi mentre Myriam manco riesce a pronunciarlo. Jiji ha fatto quello che in giapponese si chiama:  なんぱする- nanpa suru, (che da allora è diventato per noi: siamo state nanpa surate) ovvero abbordate, ci spiega Shun. 

    (sulla sinistra Shun e sulla destra Yuji, Shoya si è eclissato presto e più l'abbiamo rivisto)

Ed ecco a voi la classifica dei momenti più epici della serata :
1: i ragazzi del tavolo vicino, di cui un finto coreano (sembrava un peruviano con un taglio a scodella... altro che idols coreani, TOP dove sei? ) si fa portavoce, venendo al nostro tavolo e mettendosi a litigare con Jiji per il fatto che, secondo il peru-coreano, Jiji non poteva tenerci tutte e quattro, che era un'ingiustizia e doveva lasciarci andare al tavolo del coreano tarocco perché loro erano bravi ragazzi (ma anche no). Jiji conclude la discussione con un fuck ( che credo sia la parola che ha ripetuto di più durante la serata).
2: Jiji decide che dobbiamo giocare alla Yamanote Sen (un gioco giapponese dove si sceglie un argomento, ad esempio i nomi delle persone nel tavolo o gli stati, a turno se ne dice uno ma non si deve mai ripetere lo stesso nome) crea poi un mix di avanzi di cocktails e birra, da bere come punizione nel caso si sbagli. Io quella roba potenzialmente mortale non ho intenzione di berla, ma alla fine Jiji è così ubriaco che continua a sbagliare i nostri nomi ed è costretto a berlo tutto lui l'intruglio mortifero.
3: nel mezzo della Yamanote Sen un ragazzo si aggiunge a noi per giocare, Jiji gli chiede come si chiama, quello titubante dopo un bel pò riesce a ricordarsi il suo nome: Nao. Alla richiesta di Jiji di sapere con quali kanji si scriva il povero Nao rimane imbabolato neanche Jiji gli avesse proposto una sfilza di equazioni e niente, non ce la fa. Nao dice a Jiji l'hiragana e Jiji che, se non sta messo come Nao, è sulla buona strada gli risponde raffinatamente "I didn't ask you the hiragana, I asked you the kanji, it's fucking easier", ma comunque Nao i suoi kanji non se li ricorda e noi mai li sapremo.

E' stata una serata divertentissima e ho avuto la possibilità di conoscere due ragazzi davvero meravigliosi (dico a voi Jiji e Shun: grazie).
Perciò se volete conoscere giapponesi entrate in un pub e armatevi di birra (o di un -chiamiamolo- cocktail per i i finti bevaroli come me) e arriverete al loro cuore.


sabato 19 Luglio
Dopo esserci scambiati i contatti di Line (qui Whatsapp questo sconosciuto) sentiamo sia Yuji che Shun per organizzare una serata all'insegna di un'altra attività tipicamente giapponese: il karaoke.
Decidiamo così di trascorrere il pomeriggio a Ikebukuro passeggiando tra i negozi, prima dell'appuntamento.  
                                           (un samurai che se la gaggia e un mega pupazzone)

    (adorabili gelati, come sempre in Giappone l'occhio vuole la sua parte)

   (ma se volessi qualcosa color rosa dite che lo trovo?)  


Facciamo anche un salto all'animate

    (cosplayers davanti all'animate)

    (un interessante ascensore che l'altra volta mi era sfuggito)

(prima o poi cederò al lato oscuro e comprerò uno di sti cosi inutili ma bellissimi da appendere ai bicchieri, Free o Kuroko no basuke questo è il problema)

Nel giro di ricognizione mi approprio di cose di vitale importanza (no giuro sul serio) attingendo alla regola di unire l'utile al dilettevole

(un nuovo portapenne di Totoro dato che il mio stava andando a scatafascio, portabacchette e bacchette di Totoro e un bicchiere di Oji Pan dato che in casa ne ero sprovvista)


Poi siccome minaccia tempesta ci rinchiudiamo dentro una sala giochi e io Ale ci lanciamo in una serie di partite a Taiko no Tatsujin tentando il livello medio (la prossima volta l'expert)

    (prima o poi diventeremo master di questo gioco)

Scopriamo anche che qui dentro si possono fare le purikura in cosplay, ovviamente non possiamo farci sfuggire questa strabiliante giapponesata, scegliamo dei costumi, ci vestiamo e ci infiliamo in una macchinetta, poi a pastrocchiare sulle foto con il touch screen per aggiungere scritte e disegnini

  (sparaflashate, con gli occhi enormi e in cosplay, purikura riuscito perfettamente)




Uscite fuori piove ancora (ovviamente non ho l'ombrello), ma dobbiamo andare a incontrare Shun e Jiji in stazione, così ci incamminiamo

(aspettando alle strisce pedonali assisto ad una scena tenerissima: lei con l'ombrello, lui sconosciuto senza ombrello di fianco a lei, lei gli offre riparo e lui pare non credere alla cosa, per un attimo la guarda gli occhi che gli brillano poi si infila sotto l'ombrello di quella sconosciuta; quando il verde scatta si sorridono, ormai camminano vicini e parlano. E' stata una cosa così bella che li ho rincorsi per far loro una foto. Forza voi due sconosciuti, faccio il tifo per voi)

(mentre aspettiamo alla stazione di Ikebukuro entriamo in questo negozio di oggettistica kawaii, dove vorrei comprare tutte le cose per fare il té)  

All'incontro si presenta solo Shun, Jiji è stato bloccato ad una festa da un senpai (e qui, ci dice dopo Shun, quando un senpai comanda non si può fare altrimenti). Ci infiliamo in un ristorante scelto da Shun e mangiamo un ramen che dire buono è dire poco, prima di andare al karaoke.

Andare in giro con un giapponese semplifica un sacco le cose, entriamo al karaoke ed è Shun a prendere accordi facendo filare tutto liscio, alla fine paghiamo 700 yen per 2 ore.
Dopo un inizio fallimentare tentando di cantare Fantastic Baby dei Big Bang (non avevamo pensato che ovviamente il testo era in coreano, in più senza base cantata sotto. Cosa che era ovvia in realtà), io e Ale ci buttiamo sui One Ok Rock, e va molto meglio dato che la maggior parte del testo che scorre è in inglese o in hiragana (o al massimo qualche sparuto kanji accompagnato da furigana)

(notare l'improbabile testo in katakana sopra l'inglese: ooru ui chian dou izu apaato araundo asu ... ok seriamente fa un sacco ridere)


(Shun approva la nostra stupefacente interpretazione, vedete abbiamo anche le mani chiuse a pugno tanto ci stiamo mettendo passione)

Cantare si rivela divertentissimo e io e Ale ci lanciamo anche in canzoni mai sentite cercando lo stesso di seguire il testo.

    (foto di gruppo in una pausa tra una canzone e l'altra)






(Shun sceglie una canzone giapponese che non conosciamo, così veloce che l'unica cosa che riusciamo a leggere- e quindi a cantare- è la fine della frase come potete notare. In realtà ci stiamo facendo grosse risate dal tanto che siamo schiappe, mentre Shun è un portento del canto... beato lui)  






                               (a Shun le canzoni lente non piacciono, ma almeno questa è in inglese)

Non mi lascio sfuggire una canzone e il risultato è che esco di lì senza voce, ma contentissima, lo rifarei mille volte (voce permettendo).
Lasciato il karaoke facciamo una puntatina in un irish pub lì davanti e Shun, non si sa come, riesce a convincerci che la pizza giapponese è buonissima e che dobbiamo assolutamente assaggiarla.

(pizza giapponese in un pub irlandese-ooook- mangiabilissima - shun per sta volta sei salvo- ma microscopica, meno male che l'abbiamo presa full size)

(chiediamo alle nostre vicine di tavolo appassionate di ciclismo- la tele è sintonizzata sul tour de france ed è la sera in cui ha vinto l'italiano- di farci una foto tutti assieme)

Shun decide che è il momento di iniziare a studiare l'italiano così raccatta da non so dove fogli e penne e ci assume come insegnanti

    (Ale spiega a Shun la declinazione dei verbi)

(studiare con la birra è perfetto cit. Shun, sul foglio che tengo in mano ho scritto la pronuncia delle lettere in italiano)

Siamo qui che ce la contiamo e ce la ridiamo quando Shun a mezzanotte e quaranta ci chiede dove dobbiamo andare per tornare a casa, a Nippori rispondiamo beatamente ignare. Prende il telefono e armeggia, dopo un pò con aria imperturbabile lo gira e ci dice: avete perso l'ultimo treno, il prossimo è alle 4.25 : eh? No, cioè, eh????


(sì abbiamo perso l'ultimo treno, sì dobbiamo aspettare tre ore e passa, sì siamo dementi a non aver controllato)

Verso le 2.30 ci cacciano dal pub che deve chiudere, e Shun con quel suo spirito da vero giapponese decide di non abbandonarci perché è sua responsabilità (ma quando mai) prendersi cura di noi (comunque grazie, è stato un gesto veramente carino). Così ci accampiamo davanti ad un negozio, seduti sul marciapiedi di un Ikebukuro pressoché deserto.

 (santo Shun e noi che ormai la prendiamo sul ridere)

                      (eccole le più furbe)

Giochiamo a obbligo o verità (senza obbligo, quindi solo verità a dirla tutta) per quasi tutto il tempo, tempestando Shun di domande imbarazzanti (perché diciamocelo, quante altre volte ricapiterà di poter torchiare un raro esemplare di maschio giapponese) finché la JR non riapre e possiamo finalmente tornare a casa.
Prima di salire sulla metro concordiamo con Shun che addirittura possiamo salutarlo con un bacio sulla guancia, poi entriamo appropriandoci del nostro (meritato) cantuccio. 


(poco sconvolte, in realtà è che volevamo provare l'ebrezza di prendere la prima metro del mattino, certo...)


2 commenti:

  1. Sarà il karaoke, sarà non so che, ma questo tuo post mi ricorda tanto "lost in translation"
    ancora complimenti per il blog! E' bellissimo

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    1. E' stata una serata davvero particolare e divertentissima, spero di aver trasmesso tutto il mio entusiasmo e passione per questo Paese, dove anche solo cantare ti porta ad essere più vicino ai tuoi amici, a capire un po' lo spirito dei giapponesi

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