E' Domenica e Maki, una ragazza
giapponese conosciuta da Alessia, ci invita a Ueno a casa sua per farci
indossare lo yukata.
Partiamo poco prima di mezzogiorno,
scoperta la strada per arrivare a Ueno a piedi (senza allungatoie),
da Nippori ci vogliono solo 15 minuti. Si passa attravverso il
suggestivo cimitero di Yanaka, diviso in due da una vera e propria
strada e poi si scende verso l'immenso parco di Ueno, fitto di alberi
e di pace.
(un corvo giapponese incontrato al
parco, li avevo già sentiti gracchiare ma mai ancora visti, sono
enormi, nerissimi, il becco lungo e affilato, uno dei nostri corvi se
lo mangiano come merendina)
(ho adorato fin da subito lo
Starbucks dentro il parco di Ueno, si amalgama con l'ambiente che lo
circonda, tutto in legno e ben lontano dai modelli che si possono
vedere nei grandi centri città)
Dirigendoci verso la stazione di Ueno,
dove abbiamo appuntamento con Maki, siamo attirate da una partita di
baseball, giocatori in magliette rosse e nere nel diamante del parco.
Non siamo gli unici spettatori
incollati alla rete, ma come la maggior parte delle volte siamo gli
unici occidentali e sopratutto le uniche donne. Il baseball è uno
sport affascinante, c'è movimento, dinamismo, la palla che fa un
suono sordo e di cui non si conosce il destino, verrà colpita?
Mancata? Sarà afferrata?
Il lanciatore dei rossi è fenomenale,
elimina tre battitori neri di fila, è preciso, pulito, alza il
braccio e la palla sibila nell'aria.
(il ricevitore dei rossi si volta
verso di noi e ci dice: かわいいですね
- kawaii desu ne- ma che carine. Ormai tifare per i rossi è
d'obbligo)
Maki ci aspetta all'uscita centrale
della stazione, ha un sorriso grande e gentile, e chiacchiera con noi
in giapponese, non ha fretta se non capiamo subito, ci spiega, ripete
e noi rispondiamo. Abita ad Asakusa al confine con Ueno, in un
piccolo appartamento insieme alla sua coinquilina coreana: Shin, una
ragazza dal carattere scoppiettante, che ci prepara kimchi e bibimbap
per pranzo.
Lavorano entrambe per un'associazione
culturale e assieme a noi infatti per l'occasione ci sono anche due
ragazze cinesi, due giapponesi e una tedesca.
Sono Maki e le due ragazze giapponesi
ad aiutarci a indossare lo yukata (che si potrebbe definire un kimono
leggero giapponese), non pare un vestito fatto per la solitudine, ma
per la compagnia di un'amica o di una madre. E' complesso, si tira
su, si aggiusta, si stringe, si avvolge l'obi (la cintura) attorno al
corpo e lo si lega dietro la schiena in un fiocco che deve essere
bello, dritto e pieno; si ha bisogno di una mano amica per
districarsi nella complicata bellezza di uno yukata.
(Shin ci invita a fare facce フリ一
ス夕イル - furii stairu - una posa free style. La prima da
sinistra in seconda fila è Maki)
La casa è in formato giapponese, il
piccolo ingresso stracolmo di scarpe di tutti gli invitati (ce ne
sono ben 10 paia), l'unica stanza con un tatami vero e proprio è
quella dove facciamo le foto
(facciamo finta di bere l お茶
- ocha - il tè giapponese, e Maki ci insegna la maniera
giapponese di tenere le tazzine)
A malincuore ci separiamo dai nostri
yukata in prestito, e chiediamo a Maki dove possiamo acquistarne a
buon prezzo, ci indica il nome di qualche negozio a Ueno: ABAB
(che lei pronuncia abu abu) lo conoscete? ci
chiede.
Di Ueno abbiamo
visto pochissimo, così Maki ancora una volta non smentisce la sua indole
gentile e decide di accompagnarci.
L'ABAB è un grande
デパート -depaato -
grande magazzino a più piani con dentro tantissimi negozi, dopo
averci mostrato alcuni yukata (il cui prezzo per ora è ancora troppo
alto per noi- un set di yukata+obi+geta costa 7000 yen, cioè 51
euro) Maki ci suggerisce di tornare ad Agosto quando potrebbero
essere scontati o di cercare da Don Qijotte e ci saluta con un calore
tutto suo.
Noi ci fermiamo
ancora per curiosare nei vari negozi e per una merenda veloce
Per
caso scopriamo un negozio meraviglioso, Yamashiroya,
un vero e proprio paese delle meraviglie per chi cerca alcuni tipi di
gadget (ad esempio ha l'assortimento più vasto visto finora di
materiale Ghibli)
(tazze Ghibli di tutti i tipi, devo essere paziente e aspettare
di andare al museo ommmm, museo Ghibli oooom, non posso ancora
comprare oooom)
(un bellissimo Calcifer, unico gadget del mio adorato Howl, di
cui non si trova un cavolo, ma riuscirò anche in questa impresa, non
demordo)
Usciamo e il sole sta tramontando, la sera giapponese che avanza con
calma e tinge il cielo
(tramonto sul parco di Ueno, sto imparando ad amare questo parco,
ci ho davvero lasciato un pezzo di cuore, gli alberi sono alti e
fitti, le fronde curate che si accavallano e il silenzio accogliente
fatto di persone che si godono il momento senza parlare)
Tornate a casa parte il mio secondo tentativo culinario preparato
nella cucina del mio appartamento, dotata ben di un solo fornelleto,
che è però a propulsione nucleare (pare infatti voler abbrustolire
la pentola appena lo accendi, ma che se ci fosse un'invasione zombie
a Tokyo sarebbe utile come arma di difesa)
Gli acquisti del giorno, entrambi presi al Yamashiroya
(una cartelletta con divisori interni di Rilakkuma - rido ogni
volta che guardao i disegnini spastici che ci sono sopra- e un
asciugamanino di Totoro, questo tipo di asciugamanini vengono usati
dai giapponesi durante l'estate per asciugare viso e collo mentre
sono in giro)
Ma siete stupendeeeee con lo yukata!!! *O* dico davvero! Vorrei essere lì con voi ahah
RispondiEliminaGrazie Ele!!!! E' stato bellissimo indossarlo, ero tipo tentata di fare finta di niente e non restituirlo ahah, adesso ne stiamo cercando uno da comprare che sia abbastanza economico*^*
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